Doggy bag: e se ci abituassimo tutti a chiederla al ristorante?
In tanti anni che frequento, seppure saltuariamente, trattorie e ristoranti, devo ammettere che non ho mai osato chiedere di potermi portare via gli eventuali avanzi del cibo o della bottiglia (come invece fa Michelle Obama…). Certo che se avessi avanzato la richiesta ed avessi ricevuto un diniego, non mi sarebbe mai saltato in mente di fare causa al ristoratore. Invece è capitato, in questo litigioso paese, che un cliente l’abbia fatto e sia andato avanti nel percorso giudiziale fino alla Corte di Cassazione, che, nel 2014, ha sancito il suo diritto di asporto.
La pratica di portarsi via quanto spetta alla fine del pasto si chiamadoggy bag, anche se gli avanzi presumibilmente non sono destinati al cane, o almeno non necessariamente. E comunque, in Italia si calcola che solo il 20% degli avventori chieda di potersi portare via gli avanzi. In realtà, tale pratica era assolutamente usuale in Italia fino al dopoguerra. Poi il benessere ci ha cambiato le abitudini. Al contrario, in Cina, il chiedere di portarsi via gli avanzi (si chiama “dabao” e significa “ “mi faccia un pacchetto”) è addirittura sinonimo di buona educazione.
Ma sarà la crisi, sarà la maggiore sensibilità allo spreco alimentare, le abitudini al riguardo anche nel mondo occidentale stanno mutando. In Francia addirittura adesso è diventato un obbligo per i ristoratori che servono più di 180 coperti al giorno di mettere a disposizione la doggy bag per i propri clienti. Per inciso, ricordo che la ristorazione francese spreca qualcosa come un milione di tonnellate di cibo all’anno. Francamente, non si comprende perché l’obbligo sia stato introdotto solo per i grandi ristoranti, ma comunque resta il fatto che questa iniziativa è sicuramente destinata a far aumentare la sensibilità della popolazione riguardo al problema degli sprechi alimentari, dato che,secondo le stime, ogni francese tra le mura domestiche butta via dai 20 ai 30 chili di cibo all’anno, che equivalgono in totale ad un valore stimato compreso tra i 12 ai 20 miliardi di euro!
L’iniziativa del governo transalpino va di pari passo, da maggio 2015, con l’obbligo di legge per i supermercati con superficie superiore ai 400mq di donare alle organizzazioni no-profit ed ai banchi alimentari i prodotti in scadenza od invenduti. E, se non lo fanno, i gestori commettono addirittura reato rischiando due anni di carcere e multe fino a 75.000 euro! Da notare che il governo si è mosso a seguito di una raccolta fime on-line di Change.org che aveva superato le 200.000 adesioni. La Francia tenta così di combattere per legge gli sprechi alimentari almeno nella ristorazione e nella grande distribuzione.
Ed in Italia, la patria dell’Expo sul cibo, che si fa? Anche in Italia è stata lanciata una campagna da Change.org, ma da noi il parlamento non prende in esame le proposte di legge di iniziativa popolare, figuriamoci se si preoccupa delle petizioni on-line! Ed allora, anche qui, nella latitanza dell’esecutivo, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Magari – oltre che nel nostro privato – cominciando proprio dalla doggy bag.
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